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Immagine del redattoreBeatrice Arizza

CASALS E BACH

Ho sul comodino la biografia di Pablo Casals, scritta dalla penna di Juan Alavedra, pubblicata nel 1963, purtroppo oggi non tradotta e disponibile solo in lingua spagnola.

(Per fortuna ho studiato spagnolo al liceo, così ho potuto leggere senza troppa fatica in lingua originale!)


Lo stesso Pablo Casals, leggendola, affermò: “Questo è il libro che avrei voluto scrivere, se solo fossi stato scrittore”, data la veridicità con cui Alavedra descrive ogni passo fondamentale della vita del grande artista.

Tutti conosciamo Pablo Casals come uno dei più grandi e iconici violoncellisti e artisti a tutto tondo della storia, ma sicuramente gli siamo anche molto grati per aver riscoperto le - ora celeberrime - 6 Suites di Bach, dando loro un concetto interpretativo stravolgente e innovativo per come si era soliti suonarle prima.


Casals dedicò praticamente tutta la sua vita a lottare per dimostrare che Bach non scrisse degli “esercizi”, ma musica nel senso elevato della parola, musica veemente e potente, piena di grazia e colore, di allegria e tragedia". (Pablo Casals, biografia di J. Alavedra)

Quando Casals suonò per la prima volta a Londra le Suites di Bach, c’era in sala Edward Speyer, filantropo e sostenitore delle arti musicali e amico di diversi importanti compositori come Brahms e Joachim, il quale definì con queste parole l’esecuzione di cui aveva fatto esperienza: "La suite di Bach soggiogò gli ascoltatori perché Bach, che fu interpretato con la massima fedeltà al classicismo della sua opera, fu anche eseguito con una completa spontaneità di sentimento, che non aveva niente a che vedere con il secco e inanimato stile con cui i puristi avevano voluto farci credere che si dovesse suonare.


Casals si chiedeva come fosse possibile che persino Robert Schumann, anch’egli tedesco, ovviamente conoscitore di Bach e dotato di una sensibilità spiccata, potesse aver creduto alla necessità di comporre un accompagnamento di pianoforte per le Suites, come se la musica scritta da Bach non si auto-reggesse. Se volete ascoltare l'arrangiamento schumaniano delle Suites di Bach per violoncello e pianoforte, ecco un link: https://youtu.be/LmZQFB9hfLw


Sì, perché forse non è così noto, ma Robert Schumann compose proprio un accompagnamento per le Suites di Bach per violoncello solo!

Pablo Casals quando lo scoprì, ne fu particolarmente sconvolto, perché egli, al contrario di Schumann, citando e traducendo Alavedra:

"Egli contemplava l'opera originale, libera da tutte le recinzioni che volevano contenerla e limitarla, e la vide correre libera come un rumoroso fiume di acque marmorizzate, in un getto unito, ma non uniforme, pieno di tensioni e riflessioni, di bruschi arresti e poi rapide correnti, come un grande canto attraversato, arricchito da diverse voci. Così Casals ha sempre sentito l’opera delle Suites di Bach nel suo animo e come, nel corso di molti anni, l’ha studiata e ha voluto donare al mondo.”

Secondo Casals, l’interprete non deve essere un discepolo, ma un creatore: deve interpretare con lo spirito.

Non gli importava che nell’opera di Bach non ci fossero indicazioni, perché lui sentiva dentro di sé di ricevere pienamente tutto il suo intrinseco messaggio.


Così io, ispirata dalle parole, dal pensiero, dagli studi, dalle interpretazioni che ci ha lasciato il grande Pablo Casals, ho sentito vibrare qualcosa dentro di me in sintonia con quella stessa libertà per cui Casals ha lottato, con quella volontà di mettere un po’ di se stessi nell’interpretazione.

Ho sempre istintivamente cercato e ancora cerco di trasmettere all’interno del fluire delle note le mie personali emozioni, le mie immagini, il mio vissuto; e anche tra le pagine dell'austero Bach percepisco un’universalità di emozioni che vale la pena di provare ad approfondire per essere in grado di comunicarle al pubblico, come Pablo Casals, attraverso la sua storia e il suo appassionato, lungo e devoto studio su Bach, mi ha insegnato e mi insegna ogni giorno.



Bea






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